Oleodotti e Transizione energetica: intervista a Claudia Catteneo per il Centro Studi Italia-Canada

Il mio interesse per gli oledotti e per le dinamiche geopolitiche ad essi legate è iniziata all’università.

Mi sono laureata in relazioni internazionali con una tesi in geografia politica ed economica, qualche anno fa. (Meglio non specificare quando!)

Ho seguito altre strade professionali, tuttavia la geopolitca è ancora la mia passione. Per questo la disputa che sta opponendo USA e Canada in merito ad alcune infrastrutture energetiche ha attirato subito la mia attenzione.

Ne è nata un’intervista, realizzata per il Centro Studi Italia-Canada, a Claudia Cattaneo, esperta di oil & gas, italiana in Canada, tra le poche donne – troppo poche – ad occuparsi di energia a questi livelli. Claudia ha infatti collaborato con le più importanti testate giornalistiche canadesi, scrontrandosi anche con i pregiudizi negativi che sopravvivono sul binomio donne e giornalismo economico.

Sulla transizione energetica, la lezione da apprendere è che nulla è come sembra, gli interessi sono molti, le posizioni si sovrappongono e la polarizzazione non ci aiuterà a trovare un modello di sviluppo economico alternativo all’era dei combustili fossili.

La premessa è questa:

Dopo essere rientrati negli Accordi di Parigi, gli Stati Uniti di Biden stanno sacrificando anche le relazioni internazionali più amichevoli al tema della sostenibilità. Su queste basi è nato un confronto non proprio sereno con il “vicino” Canada e sul futuro di due importanti infrastrutture petrolifere.

Da una parte il Presidente Biden ha bloccato il progetto di oleodotto Canada-USA Keystone. Dall’altra il governatore del Michigan vorrebbe revocare la concessione risalente al ‘53 che garantiva il passaggio del doppio oleodotto Line 5 della canadese Elbridge.

La chiusura di questi progetti è ovviamente sostenuta dagli ambientalisti, le cui lobby hanno contributo all’elezione sia di Biden negli Stati Uniti che di Trudeau in Canada, e dai rappresentanti delle popolazioni indigene sui cui territori impattano le infrastrutture petrolifere.

Le lobby petrolifere e minerarie spingono invece per altre soluzioni di transizione, sotto shock per l’unilateralità delle decisioni USA.

C’è chi teme una crisi energetica globale e una carenza di petrolio che avrebbe ripercussioni in prima battuta sulle popolazioni locali che si desidera proteggere. Ad esempio, un aumento dei prezzi del carburante e una maggiore disparità sociale provocata dalla crisi occupazionale.

Per chi è interessato ad approfondire, l’intervista è sul sito del Centro Studi Italia-Canada. È disponibile anche la versione in inglese.

Oil & Gas e transizione green | Le dispute per gli oleodotti fanno salire la tensione tra Canada e USA. A rimetterci sarà solo l’Alberta?